Sfatiamo
il mito che si devono recensire solo libri nuovi e appena usciti. Ancora non
sapevo come avrei fatto il mio blog, ma già avevo in mente la prima recensione
che volevo pubblicare. Oggi, quindi, vi parlerò de La ragazza di Bube.
"Mara sbadigliò. Era una bella
noia essere costretta a stare in casa per colpa del fratello! Le venne in mente
che avrebbe potuto lo stesso andarsene fuori: Vinicio si sarebbe messo a
strillare, e poi la sera lo avrebbe raccontato alla madre; ma lei avrebbe
potuto sempre dire che non era vero. E, dopo, gliele avrebbe anche date, a
Vinicio."
Così
comincia la storia ambientata in Val d’Elsa nell'atmosfera
appassionata della Resistenza da poco conclusasi con la liberazione. Mara,
figlia di un comunista militante, conosce Bube, amico del fratellastro, Sante,
morto durante la guerra, quando il giovane giunge in visita dalla famiglia. I
due ragazzi iniziano a scambiarsi lettere, ma, se inizialmente per Mara si
tratta di un semplice gioco, per Bube invece è più un bisogno di amore e calore
umano, dopo l’esperienza della guerra.
Un
giorno Bube rimane coinvolto nell'assassinio di un maresciallo e di suo figlio,
quindi si vede costretto a scappare. Abbandonato dal partito comunista, si
rivolge al padre di Mara che gli consiglia di rifugiarsi a Volterra e permette
alla figlia di seguirlo. Arrivati a destinazione i due giovani si nascondono in
un capanno, l'incontro d'amore che vi si svolge, non solo raccoglie alcune tra
le pagine d'amore più delicate del Novecento,
ma ha quasi una funzione di lavacro, di rigenerazione, come se, insieme
a Mara, Bube avesse miracolosamente attraversato le acque del Lete. La vita
invece procede altrimenti. Il delitto non viene dimenticato o archiviato: Bube
subisce processo e condanna.
Nella
parte finale troviamo Mara consapevole del tranello che la vita ha teso al suo
uomo. Mentre quest'ultimo è in prigione in attesa del processo, la vediamo
andare a Colle Val d'Elsa a servizio; incontra un giovane operaio ed è sfiorata
dalla casta tentazione di un nuovo amore; ma dopo la condanna di Bube decide di
essere per sempre la sua donna, di aspettarlo per tutti gli anni che a lui
restano da passare in carcere per ricostruire e riconsacrare un affetto che è
anche un dovere verso un uomo che ha sbagliato la propria vita.
Perché
ho scelto questo come primo libro da postare qui sopra? È presto detto, la
prima volta che l'ho letto avevo 13 anni circa, ero in vacanza al mare con i
miei genitori e mi è stato consigliato, nonché regalato da mio nonno. Avevo questa
copia in mano, settima edizione del 1960, anno di uscita del libro, copertina
rigida, sovraccoperta regale ed ero immensamente emozionata perché era un libro
da grande; cominciai a leggere e dalle primissime pagine mi innamorai
immediatamente di Mara!
All'epoca
il libro fece molto discutere perché, chiaramente, fu un'occasione e uno
stimolo a ripensare criticamente il nostro dopoguerra e a misurare le distanze
tra le illusioni del '45 e la realtà della storia; ma in questa sede a me
interessa parlarvi del romanzo come opera d'arte.
Come
avrete capito è un romanzo che, per più di un motivo, mi è piaciuto da
impazzire. Cassola riesce a raccontare gli stati d'animo dei personaggi come se
fosse il loro psicologo, vi sembrerà di stare dentro casa con Mara e Bube o
seduti vicino sull'autobus mentre vi raccontano loro stessi quello che stanno
vivendo. L'amore che questi due giovani
vivono può essere riletto ad ogni età e per ciascuno ci sarà almeno un momento
in cui il cuore farà un balzo di commozione. In tutto ciò non stiamo parlando
di una storia stile "Harmony", l'autore racconta, senza censure e
mezzi termini, la reale situazione dell'Italia in quel periodo, scatta una
fotografia precisa e puntuale della situazione del dopo guerra nel nostro Paese.
E allora questo libro diventa per tutti, una lettura consigliata ad ogni età e
genere in qualunque momento della vostra vita.
Come
mi piace ripetere spesso, io adoro i libri anche perché fanno parte di quelle
rare esperienze che, in una sola volta, soddisfano tutti i miei sensi. Se
dovessi descrivere La ragazza di Bube
attraverso le sensazioni che mi ha dato direi che, per quanto riguarda la vista
sarebbe sicuramente una fotografia in bianco e nero di un piccolo paese della
campagna toscana, con la sua piazza dove si incontrano tutti insieme gli
abitanti e con le sue piccole stradine dove i ragazzi si scambiano i loro primi
baci d'amore; se le mie orecchie potessero parlare direbbero che il libro è un
grido d'aiuto di un ragazzo cresciuto troppo in fretta calmato da una melodia
amorevole cantata da una giovane donna. Per quanto riguarda l'odore, questa
storia ha il profumo pungente e penetrante dei girasoli che ti riempie le
narici e ti rimane addosso per tutto il giorno. Al gusto ricorda una torta al
limone fatta in casa dalla nonna, morbida e soffice ma croccante sul bordo,
dolce ma con il retrogusto di limone. Al tatto invece, è uno di quei sacchi di
iuta che si usano per i cereali o le patate, grezzo, duro e ruvido ma
resistente a tutto.
Aspettando
i vostri commenti, vi saluto e vi bacio tutti.
A
presto amici miei!
Piccola curiosità: quella
raccontata da Cassola era una vicenda reale. I protagonisti, la Mara e il Bube
reali, furono individuati, ritrovati e interrogati; dalla loro biografia si
risalì a ricostruire gli episodi di cronaca che stanno al centro del racconto e
a riaprire il libro della Resistenza, con le luci e le ombre di quel momento
esaltante di liberazione e riscossa popolare, che aveva assunto anche caratteri
di guerra civile.
...sembra di sentire l'odore delle pagine....la carta tra le dita...la storia di un paese...fatto di uomini.
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